Nel bel mezzo di una tempesta di neve, nella piccola baracca che si può intravedere in basso a sinistra nella foto, veniva alla luce il piccolo Martino, uno degli ultimi di una modesta famiglia di 11 fratelli, originaria di Transaqua. Erano anni di stenti e sacrifici nell’allora Impero Austro-Ungarico, Il Padre, Giuseppe, faceva il calzolaio e da poco aveva aperto una piccola bottega a San Martino, dove confezionava e vendeva le speciali scarpe per la montagna, che tanto servivano ai primi turisti (o esploratori) che si avventuravano sulle Pale. Tutti le estati, Giuseppe si recava con la numerosa famiglia al seguito, all’alpe di Castrozza (al tempo, la stagione turistica invernale, non esisteva ancora!).
Il piccolo Martino crebbe in fretta, e con una guerra mondiale di mezzo, che farà spostare il confine, un tempo situato in fondo alla valle di Primero, anche San Martino diventa italiana. Appena fu abbastanza grande, venne mandato a Bolzano ad imparare il mestiere di Barbiere, come spesso amava raccontarci, il viaggio per arrivare alla scuola era tutt’altro che semplice, difatti era necessario prima camminare fino in val di Fiemme, da lì con l’autobus raggiungere Ora, e in fine fino a Bolzano in treno. Altri tempi potremmo dire!
Presso il capoluogo altoatesino imparò la professione, che eserciterà con passione e dedizione per tutta la vita, e nel frattempo, a casa, dove sorgeva la baracca che gli ha dato i natali, costruiva la prima “Villa Tisot”, una casettina di due piani, con il negozio che dava sulla strada. Fu così che tutta la famiglia Tisot si trasferì definitivamente nel piccolo centro alpino, che nel frattempo cominciava la sua corsa per diventare una delle stazioni turistiche più importanti delle dolomiti.